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# Neuromancer - l'atlante delle nuvole
C'è un motivo per cui continuo a consigliare Neuromancer agli amici.
Per me Neuromancer è un pretesto per ragionare su alcune realtà umane sotto una luce diversa.
Uno dei temi che tocca è quello che ti porta a riflettere su come viviamo con la morte, con i ricordi e con gli echi delle persone che non ci sono più.
La prima volta che l'ho letto l'ho assorbito solo come una pietra miliare del genere cyberpunk, ma non sarei riuscito ad articolare perché ne fossi rimasto così colpito.
Nel tempo ho esplorato come Neuromancer mostri una realtà molto più realistica di quella del cyberspazio, quella del rapporto tra l'umanità e l'AI che poi mi ha portato ad interessarmi di più dell'argomento.
Ironicamente la trama di Neuromancer rispecchia molto il dibattito che tocco in [[Perchè si parla di creare Dio]]
Ma il motivo per cui anni dopo continua a colpirmi dritto in petto è che Neuromancer parla anche di convivere con fantasmi, le tracce, i frammenti delle persone che continuano a vivere anche dopo che se ne sono andate.
Neuromancer introduce il concetto di una *flatline*, un costrutto di una persona che ne mantiene la personalità, le skill e le memorie, un segno lasciato come un'impronta sul cemento, mai scomparsa del tutto.
Esiste nel cyberspazio un'eco distorta di ciò che era una volta.
Viviamo i nostri morti non come entità intere, ma come pezzi, ricordi sfuocati che riaffiorano ogni tanto.
Voci, momenti, sensazioni che non spariscono mai del tutto.
Puoi immaginare i morti come segmenti di una linea continua di cui tu vedi solo una proiezione ortogonale filtrata attraverso la gabbia della tua percezione e di una memoria non solo fallibile ma in continuo fallimento.
Ogni volta che rileggo Neuromancer mi capita di pensare alle persone che ho perso e ai momenti che ho lasciato alle spalle. In parte anche a tutte le versioni passate di me stesso.
Gibson ci presenta l'idea dei fantasmi come costrutti che possono continuare a vivere e aiutarci, ma mai perfetti e mai completi.
Anche noi siamo echi, frammenti del nostro passato che risuonano nel presente e danno forma a ciò che saremo.
È come se le versioni di noi stessi, del passato, del presente e del futuro, fossero collegate da questi echi, influenzandosi a vicenda in un ciclo che non si spezza mai del tutto. [[The demon you eat]]
Questo è il motivo per cui continuo a tornare su Neuromancer. Perché mi permette di riflettere su cosa significhi vivere in un mondo dove gli echi del passato non ci lasciano mai. E ci siamo anche noi, parte di quegli echi, che riformano continuamente la nostra direzione, come un'onda che si riflette e si trasforma, sempre incompleta, sempre parziale.
È in parte una storia su quei frammenti che ricordiamo delle persone che non ci sono più non sono perfetti, ma sono tutto ciò che ci resta.
[[About grief]]
La vita la viviamo in mezzo agli echi dei caduti, costrutti che diventano parte della nostra armatura e che modificano radicalmente la nostra direzione.